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E adesso eccomi qui con questo libro, io aspirante killer o quasi di un giornalismo sportivo che pure ho amato e amo, che ha dato da campare a me e alla mia famiglia. È vero, è verissimo che di questo giornalismo penso male, che voglio il suo male. Non sputo nel piatto in cui ho mangiato: lo rompo. Non so se per troppo amore verso una creatura che vorrei perfetta, secondo i miei parametri che mica sono vangelo, o per incoerenza, o per chissacosa, ma sempre più mando al diavolo tutto e tutti nel giornalismo sportivo di adesso: e non nel senso di scocciarmi di ogni cosa e di appartarmi, ritirarmi, ma di sperare di vedere la loro fine, la fine di un certo mondo.